Cucina giapponese: Sushi
Il sushi è probabilmente il piatto più famoso della cucina giapponese nel mondo. Non molti sanno che prima che in Giappone il sushi veniva preparato, nel IV secolo a.C. , nell’ Asia sud-orientale, dove si usufruiva di un particolare metodo di conservazione che implicava l’uso del riso cotto (adatto alle conserve poiché libera acidità).
Solo agli inizi dell’ VIII secolo d.C. dalla Cina e dalla Corea viene introdotto questo metodo di conservazione soprattutto ad Edo (vecchio nome per Tokyo).
Nel periodo Murakami (1336-1573) poi, il riso utilizzato per mantenere fresco il pesce iniziò ad essere mangiato insieme a quest’ultimo.
Il sushi cominciò a diffondersi su tutto il teritorio nazionale, e poi internazionale. Per assaggiare un sushi d’alta qualità al giorno d’oggi bisogna essere pronti a spendere un po’; d’altronde la preparazione è una vera e propria arte e, oltre che ingredienti freschissimi e di qualità,richiede tecnica e precisione da maestri.
In alternativa si può andare in un kaiten sushi (sushi sul nastro), ristorante dove potrete scegliere e consumare a prezzi moderati (ma qualità sicuramente inferiore) le pietanze, che passano sul bancone girando su un nastro trasportatore (ma sarebbe un po’ come se un giapponese andasse a Napoli e mangiasse una pizza surgelata, no..? ).
Gli ingredienti base del sushi sono riso, alghe, pesce, uova e verdure (anche se in giro per il mondo si trovano diverse varianti con ingredienti differenti da quelli tradizionali, a seconda del Paese in cui ci si trova).
Il sushi più famoso è quello a base di salmone crudo. Il sushi può essere avvolto da una foglia d’alga secca, il Nori; alcune versioni con nori sono il Makizushi, il Temaki e l’Uramaki, che presenta il riso all’esterno, separato dal ripieno per mezzo di un foglio di nori che circonda quest’ultimo.
Una ricetta molto antica è il Narezushi: si tratta di una miscela composta da squame ed organi interni di pesci riempiti di sale, che viene poi pressata e lasciata fermentare.
In seguito si immerge per circa un’ora in acqua e viene posta poi in un barile insieme a riso e pesce, per essere successivamente sigillata con un’ otishibuta e una pickling stone . Dopo questo passaggio finale bisogna attendere più di sei mesi per poter mangiare il Narizushi.
a cura di Chiara Akemi