Breve storia della cucina giapponese
Quando in Giappone si consuma un pasto non ci si sta solo sfamando: si sta prendendo parte ad una cerimonia.
La cucina nella tradizione giapponese è una vera e propria arte, che coinvolge tutti i sensi.
Questo è uno dei motivi dell’estrema cura posta nella composizione e nei colori delle pietanze, ognuna delle quali viene per altro servita in appositi recipienti o vassoi (che possono essere in vetro o ceramica e spesso presentano decorazioni) a seconda della forma e del colore.
Tutte le pietanze, prima di iniziare il pasto vero e proprio, vengono disposte sul tavolo (sul quale non viene distesa nessuna tovaglia) e ogni commensale è libero di servirsi da sé, dopo aver pronunciato la frase “Itadakimasu”, che vuol dire “ricevo questo cibo (e ringrazio)”, che un tempo era una breve preghiera di ringraziamento rivolta al dio del cibo.
Anche i tovaglioli sono assenti dalla tavola; al loro posto ci sono gi oshibori, tovagliette di spugna arrotolata inumidite con acqua fredda, strizzate, riscaldate e servite con delle pinze (se quindi doveste trovarvi in un ristorante in Giappone, ricordatevi che non è qualcosa di commestibile!).
L’aspetto cerimoniale ed artistico della cucina giapponese ha origini nel periodo Heian (794-1185), momento storico di grande evoluzione sociale ed artistica, anche se vi erano già state precedenti influenze cinesi; un esempio è la cerimonia del tè (cha no yu).
La pianta del tè fu importata in Giappone dalla Cina nel VI secolo, nello stesso periodo in cui in Giappone si diffondevano le idee buddiste.
La cucina giapponese ha subìto, però, influenze anche dalla cultura gastronominca occidentale: inizialmente, seguendo il principio buddista, non si faceva un ampio consumo di carne, infatti uno degli alimenti principali era il pesce (e lo è tuttora; si calcola infatti che circa il 15% del pescato mondiale annuo venga consumato nel Paese del Sol Levante!).
Quando però alla fine del XVI secolo il popolo giapponese entrò in contatto con quello europeo, creò pietanze ispirate ad alcuni piatti stranieri, e che magari potessero soddisfare i gusti dei forestieri, introducendo così definitivamente, nel XIX secolo, il consumo della carne.
Dagli anni ’80 del XX secolo, un po’ attraverso fumetto e animazione (manga ed anime), un po’ attraverso il cinema ma anche le scoperte tecnologiche, gli occidentali si sono avvicinati alla cultura giapponese e quindi anche alla loro tradizione culinaria, le cui pietanze sono ormai diventate dei simboli del Giappone: Sushi e Sashimi.
a cura di Chiara Akemi