La scuola in Giappone (Prima parte)
Il Ministero dell'Istruzione (Monbusho) venne creato in Giappone nel 1871 durante la restaurazione Meiji, un periodo di grandi riforme.
In quegli stessi anni, tra il 1869 e il 1873, veniva abolito il sistema feudale, i samurai perdevano i propri privilegi e veniva introdotto il servizio militare obbligatorio; veniva inoltre creata una nuova divisione territoriale, non più in feudi ma in prefetture.
Molti giovani provenienti dalle famiglie di samurai confluirono nel Monbusho per creare una nuova classe dirigente.
Il Monbusho non solo organizzò l'istruzione dei cittadini ma anche la loro formazione morale e spirituale.
Nel 1872 una legge, la Gakusei, istituiva l'istruzione primaria obbligatoria e in quello stesso anno, a Tokyo, veniva fondato il primo istituto per la formazione degli insegnanti, si iniziò inoltre a comporre i primi libri di testo, decidendo di non adottare l'alfabeto latino.
Nel 1879 la Gakusei fu abolita e sostituita da una nuova ordinanza: nuovi orari e curriculum scolastico.
Esistevano però due tendenze opposte che resero disordinato il susseguirsi delle leggi: i conservatori che auspicavano una scuola ispirata alla morale confuciana e i riformatori favorevoli all'occidentalizzazione.
Con il "Rescritto Imperiale sull'Educazione", emanato in Giappone nel 1890, e rimasto in vigore per cinquant' anni, si enunciavano i principi morali che l'insegnante doveva prefiggersi.
Solo dopo la sconfitta nel secondo conflitto mondiale e con la nuova costituzione del 1947 si ebbero sostanziali cambiamenti, come la libertà d'insegnamento e il diritto all'istruzione obbligatoria e gratuita.
Molto simile nella divisione in diverse fasi del sistema scolastico italiano, quello giapponese si articola in cinque cicli:
• Scuola materna (dai 3 ai 6 anni)
• Scuola elementare (dai 6 ai 12 anni)
• Scuola media inferiore (dai 12 ai 15 anni)
• Scuola media superiore (dai 15 ai 18 anni)
• Università (solitamente 4 anni)
Solo dai 6 agli 11 anni l'istruzione è obbligatoria e gratuita. L'anno scolastico è molto lungo, inizia nel mese di Aprile in concomitanza con la fioritura dei ciliegi e termina nel marzo dell'anno successivo, parallelamente al bilancio dello stato.
Le vacanze sono divise in tre periodi: due settimane a Capodanno e in primavera, infine 40 giorni in estate.
La scelta della scuola adatta è un pensiero costante e in seguito un peso economico non indifferente per i genitori.
Questo perché comunemente si pensa che alcune scuole ed università siano migliori di altre e che la scelta sia fondamentale per il successo nella vita lavorativa.
Anche la scuola materna (solitamente a pagamento) rientra in questo percorso, tanto che vengono privilegiate quelle collegate ad un' autorevole scuola elementare; accade così che lo studente giapponese, fin da piccolo, frequenti una scuola lontana da casa, ma più prestigiosa.
Le lezioni hanno luogo la mattina e il pomeriggio, dal lunedì al venerdì, il sabato invece solo la mattina; la giornata scolastica inizia verso le 8:40 preceduta da una riunione degli insegnanti e da una riunione di classe.
E' abitudine che le lezioni, che durano cinquanta minuti intervallate da dieci minuti di ricreazione, inizino e finiscano con il saluto: dopo essere stato annunciato da uno studente preposto a tale compito, studenti e professore si alzano per pronunciare, in coro, la parola rei.
Verso mezzogiorno il pranzo e a seguire le ultime lezioni che si concludono con la pulizia delle classi,verso le 16.30, alle volte seguita da un'altra riunione.
Non esiste la figura del bidello, ma la pulizia di tutta la scuola viene portata a termine da tutti gli studenti, divisi in gruppi, sotto l'occhio vigile dei professori. Ogni gruppo è responsabile di una zona della scuola.
La scuola giapponese, che gioca un ruolo fondamentale nell'educazione morale dei giovani, pone delle regole di condotta e non tollera nessuna infrazione.
Ogni minima infrazione viene segnata sul curriculum scolastico che lo studente porterà con sé anche nel mondo del lavoro, senza avere la possibilità di rimediare.
In alcune scuole è vietato portare gioielli o tingersi i capelli. Le azioni degli studenti sono tenute severamente sotto controllo soprattutto per il buon nome dell' istituto, viene spesso ricordato loro che all'esterno rappresentano la scuola stessa, persino prima delle vacanze,che siano scolastiche o private, lo studente non sfugge a numerose raccomandazioni orali o addirittura scritte; all'esterno lo studente è identificato dalla sua uniforme, simbolo dell'istituto di appartenenza.
La maggior parte degli istituti, medi inferiori e superiori, richiedono ai propri studenti di indossare una divisa: quelle maschili sono solitamente di colore scuro (quella estiva è un'eccezione poiché prevede la camicia bianca) con colletti alti e rigidi, quelle femminili sono di solito blu con gonna a pieghe (alla marinara).
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